I Love Dick (Semiotext(e) Native Agents) by Chris Kraus

I Love Dick (Semiotext(e)  Native Agents) by Chris Kraus

autore:Chris Kraus [Kraus, Chris]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9781584350347
Amazon: 1584350342
editore: Semiotext
pubblicato: 2006-07-14T00:00:00+00:00


Poi, dopo cena, ti sei appoggiato all’indietro sulla sedia e, tenendo gli occhi puntati su di me, hai domandato: «Che cosa vuoi?». Una domanda diretta venata d’ironia. Bocca inclinata, caustica, come se conoscessi già la risposta. «Che cosa ti aspettavi venendo qui?».

Be’, ero venuta fin qui, ero pronta a ogni tipo di prova. Cosí ho detto, ad alta voce, la cosa ovvia: «Voglio passare la notte con te». E tu hai continuato a fissarmi, interrogativo, non sazio. (Anche se per dodici anni non ero andata a letto con nessuno oltre che con mio marito, non riuscivo a ricordare una contrattazione sessuale altrettanto avvilentemente esplicita. Ma forse era un bene? Uno stacco dal criptico al letterale?) Cosí alla fine ho detto: «Voglio dormire con te». E poi: «Voglio che facciamo sesso insieme».

Tu mi hai domandato: «Perché?».

(In Scritti sulla schizofrenia lo psichiatra H.F. Searles elenca sei modi per far impazzire un’altra persona. Metodo Numero Quattro: Controlla la conversazione, poi cambiane bruscamente le modalità.)

La notte che Sylvère e io siamo rimasti a dormire a casa tua ho sognato vividamente di fare sesso con te in vari modi. Mentre Sylvère e io dormivamo sul divano letto ho sognato che mi ero infilata in camera tua attraverso la parete. Quel che piú mi ha colpita nel nostro fare sesso era la sua intenzionalità, la sua determinazione. Il sogno si è svolto in due scene distinte. Nella Scena Uno siamo nudi sul tuo letto, veduta frontale-orizzontale, di scorcio come geroglifici egiziani. Io sono accovacciata, nuca e spalle piegate per raggiungere il tuo cazzo. Ciocche dei miei capelli ti sfregano avanti e indietro sui genitali e le cosce. Un pompino del tipo piú sottile, psico-scientifico. Nella Scena Due la prospettiva diventa verticale. Sono seduta su di te, tu sei disteso, la testa leggermente inarcata, io affondo su e giú sul tuo cazzo, scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo, ansimiamo con ritmi diversi.

«Che cosa vuoi?» hai domandato di nuovo. «Voglio venire a letto con te». Due settimane fa ti avevo scritto quella nota in cui dicevo che l’idea di trascorrere del tempo da sola con te era una visione di pura felicità e piacere. Al telefono, quando ti avevo chiesto cosa ne pensavi, avevi detto: «Non dirò di no», ma tutte le ragioni, i fattori, il desiderio spezzettati in un centinaio di sfumature come la luce solare attraverso un prisma psichedelico si sono schiantati con un tonfo quando hai domandato: «Perché?».

Ho detto soltanto, «Penso che insieme potremmo godercela».

«Eravamo innamorati» ha detto Jennifer Harbury al «New York Times» della sua vita con Efraín Bámaca.

«Non litigavamo quasi mai...».



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